Un mattino in autunno mi sono recata assieme ad un gruppetto di blogger a fare una caccia al tartufo nelle campagne sanminiatesi (il luogo è segreto e non verrà detto neanche sotto tortura 😉

Avevo partecipato ad altre “cacciate” ma questa ha avuto una particolarità importante..il nostro tartufaio Massimo ha esordito dicendo che saremmo andati nel bosco assieme a Stella il suo canino da tartufi ma senza aver nascosto niente. Ovvero.. andiamo nel bosco, siamo nel periodo del tartufo bianco perciò dovremmo riuscire a trovarlo ma non è certo.

Massimo ci ha detto di avere un piano B “just in case” ovvero un tartufo nascosto nel taschino nel caso in cui Stella non fosse stata in grado di trovare la pepita d’oro.. Ho intitolato l’articolo “caccia al tartufo in ottobre” proprio perché da metà settembre a dicembre è il periodo della caccia al tartufo bianco per eccellenza quindi approfittare di quella che viene considerata “bassa stagione” per il turismo a San Miniato invece significa concedersi un tiepido week end autunnale all’insegna di tartufi, funghi, olio nuovo e meravigliosi panorami romantici.

Questo gesto l’ho apprezzato tantissimo perché significa non fare niente di “preconfezionato” soprattutto nel periodo in cui il tartufo si trova.

Massimo prima di entrare nel bosco ci racconta del suo inizio, della passione del suocero per i tartufi e del legame che hanno con i cani, fedeli elementi essenziali nella caccia al tartufo.

Non andavo da tempo in bosco pur essendo nata in queste zone ma addentrarmi del verde, sentire i rametti che si spezzano sotto le mie suola, osservare la rugiada mattutina e soprattutto respirare nel bosco, a debita distanza dagli altri in tempi di Covid, sentendo l’odore pungente della felce, del sottobosco, delle foglie bagnate è una sensazione meravigliosa.

Massimo è attento, ci guida nel bosco e mentre tiene d’occhio i movimenti di Stella ci aiuta a riconoscere le piante, raccontandoci come la querce, la roverella ed il leccio siano alcune delle piante nei pressi delle quali il tartufo nasce più facilmente. Tartufo, che a dispetto del nome “tuber magnum” non è un tartufo ma un fungo. Troviamo il primo tartufo bianco ed è grande festa per Stella che viene ricompensata con croccantini e coccole. La nostra passeggiata durerà circa 2 ore portando a casa un malloppo di tartufi consistenti ed un grande senso di benessere e di pace. La caccia al tartufo è un’attività divertente ma soprattutto è un modo eccezionale di apprezzare la natura.

Ci rechiamo quindi alla sede di Truffle in Tuscany dove Letizia, la sorella di Massimo ci attende per mostrarci il secondo passaggio..una volta trovati i tartufi si devono cucinare e gustare! Per togliere la terra è sufficiente utilizzare acqua corrente ed uno spazzolino. Il tartufo non lavato si può mantenere in frigo avvolto nella carta assorbente in un barattolo per massimo 25 gg..ma chi resiste così tanto tempo al richiamo del re tartufo?

Non viene “cotto” perché è corretto mangiarlo alla temperatura corporea ma viene utilizzato in scaglie sugli alimenti che devono essere abbastanza semplici per non “alterare” il gusto del tartufo ma favorirlo. Ecco che il tartufo dà il meglio di sé sui tagliolini, sull’uovo al tegamino, su una tartare di carne, su una crema di ceci.

Letizia è bravissima e coinvolgente,  si muove in cucina come una perfetta padrona di casa mostrandoci le azioni da fare per  esaltare al meglio le nostre preziose petite e preparando un pranzo con i fiocchi.

Grazie Massimo, Letizia e Stella per la splendida esperienza. Tutto intorno a noi sapeva di amore per il proprio lavoro, umiltà e dedizione, valori provenienti dal terreno talvolta persi o solo dimenticati che con voi si riscoprono piacevolmente.

Per info: https://www.truffleintuscany.it/